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Campania

Villa dei Misteri: Il progetto vinicolo di Mastroberardino a Pompei

Tutto è iniziato nel 1996  dopo la scoperta di alcuni vinaccioli  negli scavi archeologici di Pompei, in prossimità dell’antico edificio che dà anche nome al vino, la Villa dei Misteri.  Studiandone il DNA  si sono riconosciute alcune varietà  campane già presenti nel lontano passato, a dimostrazione di una viticoltura che ha lontanissime origini in questi luoghi. Trattasi di Falanghina, Coda di Volpe, Greco, Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso.

La Sovraintendenza Archeologica si  rivolse alla famiglia Mastroberardino, nella persona del Cavaliere del Lavoro Antonio Mastroberardino, il papà di Piero, per cercare di ricreare i vigneti esistenti a Pompei prima dell’eruzione del Vesuvio.

A questo fine venne creato un vigneto sperimentale dove mettere a dimora alcune barbatelle dei vitigni ritrovati durante gli scavi.  Non sono stati utilizzati i vitigni a bacca bianca in quanto non riuscivano a dare il meglio di sè. Principalmente ciò è dovuto ad un contesto, che dà dimora ai nuovi vigneti, oggi così diverso dal passato,  sotto l’aspetto pedologico, climatico e degli spazi da utilizzare.

Con appena un estensione è di 10.070 metri,  suddivisa in tanti piccoli “orticelli”, ubicati tra le mura e i resti dell’antica città di Pompei, risulta essere affascinante ma allo stesso tempo complicato da gestire.

I piccoli vigneti impiantati successivamente al primo vigneto sperimentale, trovano dimora su terreni ricchi di cenere vulcanica che raggiunge uno spessore anche di 1,5 metri in relazione alle diverse eruzioni che si sono succedute nel corso dei secoli.

Così ,nel  1997, si decise di portare avanti le sole due varietà che più avevano convinto : il Piedirosso e lo Sciascinoso. Solo successivamente nel 2008 si decise di piantare l’Aglianico, anche grazie alla Sovraintendenza Archeologica che concesse alla Mastroberardino ulteriori terreni.

Trattasi di un Aglianico che vive in un contesto completamente diverso dal dove si è soliti trovarlo,  pertanto il vino  ottenuto risulterà essere  diverso da quello tipico dell’Irpinia.

Così questo terroir ha portato ad allevamenti con impianti diversi da quelli che normalmente troviamo in Irpinia, con l’alberello per l’Aglianico e la spalliera bassa per gli altri due vitigni.

Inoltre con particolare attenzione all’Aglianico occorre notare che le temperature risultano essere più alte rispetto ad altri luoghi più vocati  e la vicinanza al mare  associata a terreni così diversi dal solito lo differenziano in modo netto rendendolo più elegante e con un’acidità più accentuata.

Da sottolineare inoltre che l’Aglianico, in questo particolare contesto, matura prima del Piedirosso e Sciascinoso.

Dopo tutte queste notizie sulla vigna parliamo del vino:

Villa dei Misteri 2011

Villa dei Misteri 2011

 

Villa dei Misteri 2011  – Rosso Pompeiano I.G.T.  – ( 20% Aglianico – 20% Sciascinoso – 60% Piedirosso)            bottiglie prodotte 1700 annue con una resa di 30 quintali per ettaro – prezzo € 100,00

Dobbiamo notare che stiamo assaggiando la prima annata che vede la presenza dell’Aglianico nel vino, il che ha conferito  più concentrazione e struttura rispetto alle annate precedenti dove erano presenti soltanto il Piedirosso e  lo Sciascinoso. E  la sua percentuale, oggi al 20%,  non è detto che non aumenti nel tempo.

Parliamo di un vino che matura per 24 mesi in barrique di rovere per poi affinare 60 mesi in bottiglia. Si presenta con profumi  speziati con il pepe nero in evidenza a cui si accompagnano cuoio, incenso, frutta matura, note balsamiche e cenere. L’assaggio ci mostra un vino fortemente influenzato da questo Aglianico, elegante ma con una bellissima acidità, e una chiusura leggermente amaricante, dovuta alla concentrazione di potassio dei terreni, che non dispiace anzi favorisce la piacevolezza del vino.

 

 

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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