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Champagne

Krug Clos du Mesnil 2004 la leggenda si rinnova

“Debutto super e festa per l’eccelsa vendemmia 2018 in Champagne”

SILVIA ROSSETTO, OLIVIER KRUG, FRANCESCA TERRAGNI E TERRY GIACOMELLO

SILVIA ROSSETTO, OLIVIER KRUG, FRANCESCA TERRAGNI E TERRY GIACOMELLO

Giochi di una Milano sempre più ammiccante, in salute, divertente e fashion, e sempre più vetrina del grande vino. Proprio mentre vignerons e maison di Champagne festeggiavano alla grande il “the end” della vendemmia (il 2018 rischia di diventare una delle annate paradigma degli ultimi due secoli in zona, generoso com’è, una volta tanto, sia per quantità che per qualità scintillante), la scena meneghina ha accolto il Clos du Mesnil, che di Champagne è leggenda, e il suo ambasciatore Olivier Krug, trasformando per l’occasione uno scicchettoso negozio di fiori che è anche bistrot (o viceversa, fate voi) in un vigneto di cui calpestare la terra – alla lettera: sparsa in abbondanza per l’occasione – a piedi scalzi, come baccanti in una poesia di Alceo o Catullo. In più, la titolare del luogo – Potafiori, si chiama – Rosalba Piccinni è anche straordinaria e duttile cantante. E così, ecco chiuso il cerchio, visto che proprio casa Krug ha scelto ormai da anni di abbinare a ciascuna delle sue creazioni “anche” un pezzo musicale dedicato, oltre alle gourmandise che ciascuno riterrà opportune. E che a Potafiori, per l’occasione sono state ideate e servite da Terry Giacomello, chef del parmense Inkiostro.

Clos du Mesnil 2004

Clos du Mesnil 2004

A debuttare è un’annata – la 2004 – abbondante anch’essa, prodiga in quantità, ma tutt’altro che panciuta. Tesa anzi, tanto da essere presentata, all’epoca, proprio da Krug come millesimo di “luminosa freschezza”. Tant’è che per veder decollare questa che è la diciottesima volta del Mesnil (particella grand cru di Chardonnay individuata come eccellenza assoluta e acquisita nel ’71, ma rimasta in rampa e sotto  la lente poi per un tot) ci sono voluti oltre 13 anni di lieviti. Altra curiosa coincidenza tra quell’anno e il presente: così come il 2018, arrivato dopo un 2017 stento e cupo, anche la 2004 fu vendemmia risarcitoria, dopo un 2003 che pure è stata affrontato e millesimato anche da alcuni eccellenti brand, ma di cui certo non si possono cantar le lodi, affogata di calore e arresti di maturazione come fu.

Clos du Mesnil 2004

Clos du Mesnil 2004

Ma veniamo al rampollo debuttante, declinato in poco più di 12.500 pezzi più 500 doratissime magnum, e vendemmiato tra il 24 e il 26 settembre, dopo un’estate fresca specie nelle notti, a maturazione lenta e progressiva, rispettosa degli aromi e delle acidità, vive e per nulla degradate, come ha sottolineato Olivier Krug in fase di presentazione.

E in effetti l’assaggio è a sua volta una folgore a rilascio lento e scintillio crescente. Il naso è inizialmente addirittura leggermente erbaceo, ha note glaciali di pozioni fredde e balsamiche (che troveranno poi riscontro nella spinta sapida che subito il primo impatto gustativo svela); ma, un grado appena di più, due giri lenti, e liquido e bolla (straordinaria per finezza) allentano la presa, liberando sentori limpidi di mandarino, mandorla giovane, meletta bianca (e nel complesso uno straordinario souvenir proustiano di “caccette”, come si chiamavano allora, ossia ingenue scorrerie di ragazzini a rubar frutta per lo più ancora non matura dagli alberi altrui in campagna).  Il terzo tempo, poi, è vieppiù fastoso e sempre più profondo: intensissimo passion fruit a prendersi la scena, sostenuto da note mentolate, zenzero, burro di cacao e, appena accennati (e futuribili in pienezza) refoli di frutta gialla esotica e ancora spezie. Insomma: un quadro di una complessità già quanto mai intrigante, ma soprattutto un “in fieri” di cui si vede appena lo start e, lontanissimo, si tira a indovinare un punto di arrivo che potrebbe collocarsi verosimilmente dopo anni e anni di gioie crescenti. Per chi ovviamente avrà i mezzi per procurarsi scorte sufficienti. Il Mesnil 2004 – ID 416040 per chi frequenta il gioco web di “trasparenza” ormai bandiera del marchio Krug – costa certo non meno di 850-900 euro a bottiglia, con punte anche ben superiori… secondo generosità e soprattutto disponibilità da parte di ciascun operatore. Volendo, peraltro, provare a punteggiarlo e valutarlo in centesimi – oltre che in euro – risulta davvero difficile, per non dire immorale, non sfiorare le vette assolute, e dar meno di 98-99/100.

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