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Il Ricordo di Andrea Camilleri – i pasti di Montalbano

Quando viene a mancare un personaggio così popolare come Andrea Camilleri, non ci sono mai parole corrette per rendergli merito e onore. Ed allora vogliamo ricordarlo pensando ai pasti del Commissario Montabano che per tanti anni è stato il suo Alter Ego. E quindi ci vengono in mente quelle preparazioni siciliane come le sarde a beccafico, la caponatina, la pasta ‘ncasciata (preparata da Adelina),i purpi alla carrettiera, gli arancini e tanti altre.

Da “Il Giro di Boa” pagg.78-81

” Si era fatta l’ora di andare a mangiare. Si, ma dove? La conferma che il suo mondo aveva cominciato ad andare a scatafascio il commissario l’aviva avuta appena una misata appresso il G8, quando alla fine di una mangiata di tutto rispetto, Calogero, il proprietario-coco-cammareri della trattoria ” San Calogero”, gli aviva annunziato che, sia pure di malavoglia, si ritirava.

” Stai cugliunanno, Calò?”

” Nonsi, dottore: Come vossia sapi, io ho dù bipass e sittantari anni sunati. ‘ U medicu non voli cchiù che continuo a travagliari”.

” E io?” gli era scappato di dire a Montalbano. Di colpo si era sentito infilici come un pirsunaggio dei romanzi popolari, la sedotta e abbandonata cacciata fora di casa col figlio della colpa in grembo, la piccola fiammiferaia sotto la neve, l’orfano che cerca nella munnizza qualichi cosa da mangiari….

Calogero, a risposta, aviva allargato le vrazza sconsolato. E doppo era arrivato il tirribili jorno nel quale Calogero gli aviva sussurrato:

” Dumani nun vinissi. E’ chiuso”.

Si erano abbrazzati quasi chiangenno. Ed era principiata la viacruci. Tra ristoranti, trattorie, osterie ne provò, nei giorni appresso, una mezza duzzina, ma non erano cosa. Non che in, cuscienza si poteva diri che cucinavano mali, il fatto era che a tutti gli mancava l’indefinibile tocco dei piatti di Calogero. Per un certo periodo, addecise di divintari casalingo e tornare a Marinella invece che in trattoria. Adelina un pasto al giorno glielo priparava, ma questo faceva nasciri un problema: se quel pasto se lo mangiava a mezzojorno, la sira doveva addubbare con tanticchia di cacio o aulive o sarde salate o salami; se viceversa se lo mangiava la sira, veniva a dire che a mezzojorno aviva addubbato con cacio,aulive,sarde salate, salami. A lungo andare, la cosa addivintava scunsulante. Si mise nuovamente a caccia. Un ristorante bono l’attrovò nei paraggi di Capo Russello. Stava proprio sulla spiaggia, le pietanze erano cosa civile e non si pagava assà. Il problema era che tra andare, mangiare e tornare ci volevano minimo minimo tri ori e lui tutto questo tempo non sempre ce l’aviva.

Quel giorno decise di provare una trattoria che gli aviva indicato Mimì.

” Tu ci hai mangiato? gli spiò sospettoso Montalbano che non nutriva nessuna stima del palato di Augello.

” Io no, ma un amico che è più camurrioso di tia me ne ha detto bene”.

Datosi che la trattoria, che si chiamava ” da Enzo”, si trovava nella parte alta del paìsi, il commissario si rassignò a pigliari l’auto. Da fora, la sala della trattoria s’appresentava come una costruzione in lamiera ondulata, mentre la cucina doviva trovarsi dintra una casa che c’era allato. C’era un senso di provvisorio, di arrangiato, che piacque a Montalbano. Trasì, s’assittò a un tavolo libero. Un sissantino asciutto, gli occhi chiari chiari, che sorvegliava i movimenti dei dù cammareri, gli si avvicinò e gli si chiantò davanti senza rapriri vucca manco per salutarlo. Sorrideva. Montalbano lo taliò interrogativo.

” Io lo sapiva” disse l’omo.

” Che cosa?”.

” Che dopo tanto firriari sarebbe vinuto qua. L’aspittavo”.

” E io qua sono” fece aciutto il commisario.

Si taliarono occhi negli occhi. La sfida all’ok corral era lanciata. Enzo chiamò un cammareri:

” Apparecchia per il dottor Montalbano e stai attento alla sala. Io vado in cucina. Al commissario ci penso io pirsonalmente”.

L’antipasto fatto solo di polipi alla strascicasali parse fatto di mare condensato che si squagliava appena dintra alla vucca. La pasta col nìvuro di siccia poteva battersi degnamente con quella di Calogero. E nel misto di triglie spigole e orate alla griglia il commissario ritrovò quel paradisiaco sapore che aveva temuto perso per sempre. Un motivo principiò a sonargli dintra la testa, una specie di marcia trionfale. Si stinnicciò, beato, sulla seggia. Appresso tirò un respiro funnuto. Dopo lunga e perigliosa navigazione, Ulisse finalmenti aviva attrovato la sò tanto circata Itaca.”

E sicuramente Andrea Camilleri troverà il suo “Enzo” lassù e “La passiata al molo” sarà, di nicissità, longa.

 

 

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Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice del Concorso Mondiale di Bruxelles e membro del Comitato Editoriale del Concorso Mondiale del Sauvignon, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.

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