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Champagne- Pol Roger presenta Vintage 2013

Una storia iniziata ufficialmente nel 1997 (e con la benedizione autorevole di un “amico” navigato come Piero Antinori), ma con radici ancor più profonde, coltivate in un’enoteca fiorentina e poi nel rapporto, appunto, con la famiglia che con il Tignanello e il Solaia ha contribuito a innovare profondamente mercato, grammatica e sintassi del nuovo vino italiano. E una seconda fase avviata con il varo di un nuovo modello di Prosecco (“up to date”) e la produzione diretta di vini propri in Maremma.  Poi la scelta di divenire tramite e volano per famiglie del vino produttrici in proprio, in Italia e fuori, e a tutto ciclo.

Prima scelta uno Champagne, quello di Jean Pierre Marniquet. Poi, il seguito: fatto di nomi importanti come Tenuta di Biserno, Hugel, e Pol Roger.

Un brand che per gli appassionati (e in primis gli innamorati, quasi sempre sfegatati, del préstige dedicato a sir Winston Churchill) non ha bisogno di presentazioni.
Come si conviene in famiglia, dunque, ecco la Compagnia – con a proscenio Carolina Di Domenico a raccontarne i momenti e con Saverio Notari, figlio del fondatore Giancarlo, come fer de lance – provvedere a fare per il suo teatro di operazioni, l’Italia, le presentazioni delle new generation dell’“altra” famiglia, quella champenoise: i nuovi prodotti della Maison, dunque, e anche il nuovo entrato nella cabina di pilotaggio, Bastien Collard de Billy, avvocato, sesta generazione della famiglia che insieme ai Pol-Roger regge le sorti aziendali, e ora nuovo segretario generale della casa.


Con lui in veste di testimone e co-narratore, da Aimo e Nadia a Milano (con il contrappunto di una cucina dedicata e impeccabile) ecco dunque scorrere un sunto e un saggio probante di una delle spine dorsali della gamma dei Vintage , su cui (a esemplificare il rispetto e la capacità tipologica che in ogni millesimo millesimabile mette la ditta) si è puntato per l’occasione:


Via dunque dalla 2013, ultima nata, vendemmia regolare dopo annata fresca, dialettica rispetto l trend che ben sappiamo, blend classico per la tipologia in Pol Roger (60% Pinot Noir e 40% Chardonnay da venti diversi appezzamenti tutti Grand o Premier Cru dalla Montaigne e dalla Cote de Blancs rispettivamente) .

È vino che – sboccato sette anni dopo la vendemmia e dosato senza largheggiare ma neanche timidezza, 7 grammi – corrisponde perfettamente alle attese. Cremoso e insieme fresco, floreale d’attacco, finemente “crosta di pane” nel pieno e nel finale di beva.


Poi, 2012: pronto da bere, accomodante figlio di annata calda, non cede né manca di nerbo. Ma è ovviamente altro rampollo con altre propozioni di corporatura e altra destinazione (carni bianche, funghi) anche nel matrimonio col cibo. Il finale è fruttato, mandorlato e leggermente “patissier”.


Bella festa col Vintage 2008: il musolo dell’annnata c’è tutto, ma evoluto in uno spettro naso-bocca ampio, goloso, appagante. A sostenere tutto un agrume maturo e profumato ma ancora ben vivo,. Poi ampie note esotiche e avvolgenza a tutto campo.
Quasi una inversione, quella dell’assaggio del millesimo successivo nella verticale: il 2006 è concavo quanto il 2008 era convesso.

Più sottile al centro bocca, al cuore della beva, ma elegante e convincente al naso, inizialmente (specie in una sequenza che lo pone dopo un peso mediomassimo) sembra un filo sfuggente. Ma il finale di beva, teso e persistente, e le note ”fine herbes” che lo sostengono fanno pensare a un destino ancora molto interessante in prospettiva e a un calice ancora in cammino.
Il passo finale – molto atteso e forse per questo esaminato con particolare attenzione critica – è quello del 2002, annata classica, come si sa, ch fa onore al blasone.

Non travolge, ma conquista. Non grida, ma parla forbita come un’elegante – gentildonna o gentiluomo fate voi – la lingua delle upper class vinicole.
Cadeau ultimo (e gradito ovviamente), a chiudere i giochi, un Wiston Churchill. Non il 2012 ultimo nato, ma il 2009.

Buono, buonissimo – trovatemi un Winston a vostro avviso cattivo e giuro che lo berrò a garganella liberandovene volentieri… – anche se verosimilmente non da podio tra le ultime edizioni licenziate. Di grande soddisfazione già ora però. Serbando in cantina (avendone) i fratelli più carenati.

 

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