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Viaggio tra i Colli Orientali, il Collio, il Brda, la valle della Vipava e il Carso … il Friuli e la Slovenia … con i vignaioli di terroirMarche … in 72 ore

Riceviamo da Alessandro Bonci e da Anna Rita Camerucci e volentieri pubblichiamo due contributi sul viaggio del gruppo di Terroir Marche (Consorzio di 18 vignaioli bio marchigiani) recentemente organizzato :

 

di Alessandro Bonci (La Marca di San Michele)

Viaggio tra i Colli Orientali, il Collio, il Brda, la valle della Vipava e il Carso … il Friuli e la Slovenia … con i vignaioli di terroirMarche … in 72 ore(21-22-23 marzo 2019)

 

Ci piace avere conferma di quello che già sappiamo o intuiamo, toccare con mano, siamo fatti così noi vignaioli marchigiani. Ci piace trovare delle giustificazioni di necessità superiore per lasciare il lavoro per qualche giorno senza avere la sensazione di tradire la vigna. Ci piace organizzare la “gita” annuale del nostro Consorzio con la scusa professionale di andare a conoscere realtà interessanti, a noi vicine. La ricerca delle qualità, prima di tutto umane dei vignaioli che abbiamo deciso di invitare alla fiera annuale di terroirMarche, che quest’anno sarà in Ancona a metà novembre. Con questa “suprema” missione decidiamo di andare in Friuli e in Slovenia, dopo i viaggi degli anni passati in Borgogna e in Mosella. Siamo in 15, per la maggior parte bianchisti anche se poi a fine maratona la sorpresa maggiore ce la riveleranno i vini rossi, lo Schioppettino su tutti. Belli, eleganti, tesi con una beva per nulla invidiabile ai più conosciuti bianchi friulani. Abbiamo una guida d’eccezione, Lorenzo dei Vignai da Duline. Con lui le porte si aprono. Non solo le porte delle cantine ma anche quelle della geologia, della storia, della geografia, della conoscenza profonda di un terroir.  Simcic, Gravner, Roncus, Vignai da Duline, Renato Keber, Edi e Christian Keber, Burija, Zidarich.  Registro alcune cose di un grande terroir: Il terreno … il risultato dei movimenti geologici che hanno portato alla formazione delle Alpi e degli altopiani è qui l’elemento del terroir che più di tutti balza agli occhi e che incide sia sul materiale utilizzato per costruire le cantine (pietra in Slovenia da Burija e nel Carso da Zidarich) sia utilizzato per le fermentazioni e gli affinamenti dei vini (botti di legno dai boschi della regione e non solo, in quasi tutte le cantine, addirittura la pietra come tino da Zidarich). Le vasche di acciaio sono elementi di passaggio, in vista di travasi e imbottigliamenti, raramente di maturazione del vino.  La Storia … come ci racconta Cristiano, mastro bottaio friulano, qui un novantenne può aver avuto 4 passaporti nella sua vita. Impero austro-ungarico, Italia, Yugoslavia e Slovenia. I confini sono stati labili e mutevoli. La cantina che era del nonno di Chirstian Keber (ora sua) è in territorio Sloveno a 200 metri da quella della sua famiglia in territorio italiano. L’eliminazione delle frontiere grazie all’entrata della Slovenia nella Comunità Europea è stata una festa per tutti, il ricongiungimento di due comunità che si sono da sempre mescolate. Il peso di questa storia, delle due guerre mondiali che in queste zone di confine e di trincee hanno raso al suolo non solo vite umane ma anche quasi tutti i vigneti è molto forte. Si respira nell’aria. E’ diventato inevitabilmente un fattore identitario. Identità più forte di qualsiasi passaporto si abbia in tasca. I vignaioli … tutti ci accolgono in abiti da lavoro, sembrano perennemente indaffarati in vigna o in cantina ma senza fretta. Un modo di lavorare costante, continuo e meticoloso. Grande conoscenza delle uve e dei processi di vinificazione. Prosciutto e formaggio accompagnano sempre l’apertura di una bottiglia di vino … che poi poi in realtà come si può immaginare non è mai stata una sola bottiglia. Fieri senza mai vanto, di essere vignaioli friuliani, di identificarsi con il territorio, di essere in simbiosi con la vigna, con i paesi e la gente del posto. Un’identificazione totale che avevo trovato solo in Borgogna ma che qui è più umile, più umana, meno apparentemente snob, di chi sa di fare un vino eccezionale ma che tutto sommato non ha poi tanta voglia di gridarlo al mondo intero. (Alessandro Bonci/La Marca di San Michele. Vignaiolo del Consorzio terroirMarche)

 

Anna Rita (Failoni), Daniela (La Marca di San Michele) e Lisa (La Distesa)

 

 

 

di Anna Rita Camerucci (una non vignaiola)

21 Aprile primo giorno di primavera, come scrisse in tempi non sospetti Ivan Turgenev”in primavera anche chi è felice sente il richiamo di terre lontane” e anche io più stressata che felice, decido di dare seguito a questo pensiero che ogni anno celebra l’arrivo della primavera . A differenza degli altri anni in cui è rimasto solo un desiderio, lo scorso marzo ho seguito il richiamo di “terroir” lontani.

L’occasione mi viene data da un viaggio organizzato da “Terroir Marche” un gruppo di vignaioli indipendenti bio, carichi di entusiasmo e di voglia di confrontarsi con altri produttori appassionati come loro. Destinazione Friuli Venezia Giulia e Slovenia. Facciamo base da Roncus ,vignaiolo friulano: ho ancora in mente i suoi vini ma ancor piu la sua sala degustazione accessoriata di una meravigliosa zona cucina (un mio antico sogno). L’indomani la giornata si riempie di impegni e gli occhi e l’animo di sensazioni stupende quando scopro per la prima volta un paesaggio di vigneti quasi secolari ,Le Duline: grandi Lorenzo e Federica che hanno ridato vita a questi vitigni da cui provengono vini davvero fantastici. I vini,lo sappiamo, per migliorarsi ed invecchiare hanno bisogno di botti di legni pregiati ed è qui che entra in scena all’ora del pranzo Mastro Bottaio all’anagrafe Cristiano Visinti un luminare nel suo mestiere, conosco cosi colui che io, in un primo momento, ho scambiato per un ragazzone godereccio intento nella cottura di quantità industriali di arrosticini a suon di musica e birra. Avremo il piacere della sua compagnia anche in altre tappe del nostro tour. Arriviamo alla visita delle cantine Zidarich e Keber nella zona carsica del Friuli e Burja in Slovenia, cantine di una tale bellezza da proporle all’Unesco come patrimonio dell’Umanità , spettacolare connubio di storia, cultura e tradizione del terroir i quali confluendo hanno generato più di sessanta vini che abbiamo degustato e che ci hanno deliziato il gusto, l’olfatto e inebriato la mente.

Un cenno a parte merita il pranzo da Majerija in Slovenia dove finalmente il palato si è deliziato anche di superbo cibo elaborato pur mantenendo genuinità e tipicità!

Quello che ha fatto la differenza in questo viaggio è sicuramente l’aver acquisito nozioni non solo tecniche e di essere stata contagiata dalla passione dei miei compagni di viaggio, uno dei quali è mio marito, e dalla loro tenacia ed etica professionale, in particolare dalla loro convinzione che si può fare sempre meglio nel totale rispetto del territorio e che il vino non è il fine ma un lungo viaggio.

I vigneti dei Vignai Da Duline

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Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice del Concorso Mondiale di Bruxelles e membro del Comitato Editoriale del Concorso Mondiale del Sauvignon, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.

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