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Piemonte – Albarossa, un vitigno (s)conosciuto?

Il Piemonte è fra le regioni italiane che vanta un numero notevole di vitigni (tutti con buone predisposizioni per essere vinificati) sia a bacca rossa che a bacca bianca. Basti pensare al Nebbiolo (il vitigno dal quale nascono le D. O. C. G. Barolo e Barbaresco e le altre D.O.C.G. dell’Alto Piemonte), Dolcetto, Barbera, Ruchè, Freisa, giusto per citare quelli a bacca rossa più conosciuti, per passare a quelli a bacca bianca come Timorasso, Erbaluce, Nascetta, Arneis, Cortese. Se per i vini bianchi si ha una maggiore possibilità di non avere predominanze di un vitigno e di un vino rispetto ad un altro, per i vini rossi il Nebbiolo tramite il Barolo ed il Barbaresco fa l’asso pigliatutto. Questo però non toglie la possibilità di trovare qualche vino rosso piemontese che non solo non venga vinificato da uve Nebbiolo, ma neppure dagli altri vitigni a bacca rossa riportati prima. L’Azienda Vitivinicola Bava ha i suoi vigneti (cinquanta ettari) nella zona del Monferrato, dove sono impiantati l’immancabile Nebbiolo, Barbera, Ruchè, Chardonnay, Sauvignon Blanc ed Albarossa.
Il vino che abbiamo assaggiato è proprio il Rosingana 2015 – D. O. C. Piemonte, 100% Albarossa di cui vediamo le caratteristiche:

Il colore è un rosso rubino lucente. Bouquet composto da frutta rossa matura che vira su toni floreali e passa alle spezie con lievi accenni di pepe e di cardamomo ed una leggera nota mentolata. All’assaggio viene fuori tutta la sua espressività con una spiccata freschezza e con i tannini a corredo, che rendono la beva fluida e dinamica, dando l’effetto di grande pulizia a seguito di una sostenuta spalla acida. Nel finale ha una lieve scia sapida che accompagna l’acidità. Buona la persistenza.


Pensando a questo vino ottenuto da Albarossa, a quale vino ed a sua volta vitigno potrebbe somigliare? Spiccata acidità e tannini presenti in maniera minore. Sentori floreali, con lieve nota mentolata. Potrebbero essere alcuni indizi… L’Albarossa è un vitigno ideato dal professore Giovanni Dalmasso nel 1938 (che inizialmente venne battezzato XV/31), dall’incrocio fra Nebbiolo e Barbera. Successivamente studi hanno dimostrato che si trattasse non del Nebbiolo, ma del Chatus (Nebbiolo di Dronero). L’intenzione era quella di avere un vitigno che coniugasse le caratteristiche del Nebbiolo e della Barbera, che in effetti all’assaggio si riscontrano. Una spalla acida che spicca (la Barbera ha una grande acidità), i tannini sono più morbidi rispetto a quelli del Nebbiolo, ma bisogna evidenziare che il Chatus (o Nebbiolo di Dronero) ha caratteristiche genetiche e morfologiche diverse da quelle del Nebbiolo delle Langhe. Così negli ultimi dieci anni l’Albarossa ha avuto un rilancio ed è stata impiantata in nuove vigne. Oltre a questo è stata vinificata in purezza e fra i vari produttori l’Azienda Vitivinicola Bava ha creduto nelle potenzialità e nella duttilità di questo vitigno, impiantandolo in ben tre vigne (Rosignano, Cocconato e Bricco della Pieve) ed iniziando a vinificare Albarossa in purezza dal 2008. Una bella scommessa per la famiglia Bava che coltiva vigne nel territorio del Monferrato fin dal 1600 e che nel 1911 inizia a muovere i primi passi per la produzione di vini. Ma dopotutto bisogna avere quel pizzico di coraggio per produrre qualcosa di nuovo e di alternativo per soddisfare ed andare in contro alle esigenze del consumatore. Anche destando un po’ di curiosità su un qualcosa di meno conosciuto come l’uva Albarossa.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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