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Il Sagrantino di Arnaldo Caprai: quando un vino diventa fenomeno di massa

Esistono autentici colossi nel panorama enologico italiano, che fanno splendere di luce riflessa una intera Denominazione. Come un treno dai mille vagoni, essi fungono da locomotiva per i produttori di quel territorio, che cercano da moderni Lillipuziani un piccolo pezzetto di notorietà all’ombra di un “gigante buono”.

La bottaia

la bottaia

D’altro canto il paragone Caprai-Gulliver sembra ben appropriato, se si pensa  alla sua fama Urbi et Orbi e alla gloria ricevuta grazie a un lungimirante giudizio di Wine Spectator.

Il passato parla di recupero delle peculiarità genetiche del vitigno Sagrantino, nei poderi abbandonati e persino negli orti degli antichi conventi, seguendo la felice intuizione del prof. Scienza, un luminare del DNA delle piante in puro stile Crime Scene Investigation.

Marco Caprai

Marco Caprai

Da questa indagine emerse una sorprendente scoperta: la maggior parte dei vigneti era ormai diventata “spuria” per degli  incroci casuali che le numerose varietà avevano generato nel corso di decenni. Si trattava dunque di ricreare una sorta di dignità genetica, un pedigree che fungesse da base di partenza per prodotti di qualità unici nel suo genere. Nacquero veri e propri “campi collezione” dagli studi clonali che proseguono tutt’ora con l’aiuto di Michel Rolland numero uno dell’enologia mondiale. Risultato: 5 cloni brevettati e 3 tipologie di Montefalco Sagrantino DOCG molto diverse tra loro, accomunate da notevole eleganza che avrebbero reso il marchio Arnaldo Caprai una leggenda. Onore e merito a Marco, figlio di Arnaldo, il quale diede una precisa logica agli enormi investimenti economici, affidandosi ai migliori professionisti che il mercato potesse offrire.

i vini assaggiati

I vini assaggiati

Passiamo dunque agli assaggi, cominciando dal Collepiano 2013 “IL Sagrantino” per eccellenza per Marco, quello che fa meno sosta in legno, in parte già utilizzato. Il colore è granato di media intensità dalla grande vivezza. Olfatto poderoso di mora dolce, prugna Sunsweet , bacca di ginepro, rosa appassita e mineralità. Bocca da manuale, tannino ancora nervoso, ma di ottima fattura. Prevalgono sentori agrumati e iodati nel finale con aromi che rievocano stuzzicanti sensazioni di acciughe e capperi di Pantelleria. 93/100: sentirsi persino”avari” nel giudizio capita poche volte nella vita.

Valdimaggio 2013, qualcuno se lo ricordava probabilmente come Vigna del Lago, che non ha potuto conservare per un problema di copyright, ritornando ad utilizzare allora l’antico nome dell’azienda. Rosso purpureo, naso spaziale, ricco di amarene e visciole mature, erbe balsamiche e speziature forti di pepe nero in grani. Gusto pieno, succoso, forse eccedente per sensazioni pseudocaloriche e morbide che dimostrano la sua potente struttura. Per questo resta un gradino sotto gli altri, soltanto (si fa per dire) sui 90/100.

L’ultimo campione in degustazione è il Montefalco Sagrantino DOCG “25 anni” – 2013 – vino premiatissimo ad ogni annata, anche imperfetta, sintomo dell’ottimo lavoro svolto in vigna ed in cantina. Qui i toni riemergono su granato pieno, denso, dai riflessi ancora rubini. La sosta in barrique nuove per 24 mesi regala al vino sensazioni di cuoio, sigaro, cacao fondente, che si intrecciano perfettamente a more selvatiche, liquirizia e vaniglia in baccello. China e rabarbaro hanno l’ultima parola esaltando grande ampiezza ed armonia. Fresco al palato, da ribes neri appena colti, arancia sanguinella, scorze candite e balsamicità lunga e persistente. 96/100 meritatissimi. Imperdibile.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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